lunes, 27 de agosto de 2007

HIMERA": NANDO ROMANO PRESENTA IL SUO ROMANZO A BUENOS AIRES

Sarà presentato il prossimo 7 settembre, alle ore 18.30, nella sede centrale della Universidad del Museo Social Argentino, a Buenos Aires, "Himera", il romanzo di Nando Romano che sarà presente tenendo una conferenza.Il volume, pubblicato anche in Italia, è edito in Argentina da Prohistoria ed. (Rosario, 2006) sotto gli auspici del Comune di Termini Imerese, della "Dante" di Rosario e delle associazioni dei Siciliani in Argentina.Romano, dirigente scolastico italiano in Argentina, impegnato nella diffusione della lingua italiana presso il Consolato generale di Rosario, racconta nel volume le vicende di Salvo, nobile palermitano e antiquario, il quale sembra vivere solo per la "Wunderkammer" e per la sua bella serva, Luna. La storia si svolge fra il 1672 ed il 1676, in una Sicilia afflitta dalla carestia e da altri problemi politico-sociali quali la rivolta di Messina.Consigliato da don Raimondo Marquett, messinese, alias Signor Paradiso, così chiamato per il suo sontuoso edificio pieno di meraviglie, Salvo si reca a Buonfornello, sul sito di Himera, per incontrare un bandito, Zu Piddhu, e, chissà, la "trovatura". Himera è l’antico nome della città di Termini Imerese, luogo in cui avverranno i fatti salienti della tumultuosa vicenda cui è legata la vita di Salvo. Himera si rivelerà un posto originale ed i cambiamenti che interverranno nella vita del protagonista si preannunciano fin dal viaggio verso le rovine dell'antica città. Tanti dunque gli episodi che caratterizzano il romanzo: dopo vari ritrovamenti archeologici, Zu Piddhu affida a Salvo la nipote, Violante, una giovane di particolar sensibilità e carattere. Obbligati a fuggire a Taormina, per aver aiutato le clarisse di Palermo a costruire un ponte illegale fra il Monastero ed il vicino edifico del Saladino, Salvo e Violante si innamorano. Per questo, il volume, oltre ad essere un romanzo storico, può essere considerato anche una grande storia d’amore. Non solo infatti l’autore ricostruisce la scena del tempo, ma sa parlare anche il linguaggio universale dell’amore. Il romanzo trascina il lettore in un altro tempo e in un’altra dimensione: i numerosi eventi sono legati fra loro dalla preponderanza del personaggio principale, dal suo carattere esplosivo, intelligente, curioso, vivace. Don Salvo sembra muoversi con agio nella Palermo del Seicento, anche se la situazione politica della città non è delle migliori: vige il dominio spagnolo, c’è una grande carestia, tanta povertà ed una pericolosa rivalità con Messina, filo-francese, su cui non poteva mancare neppure l’ombra dell’Inquisizione. Nonostante ciò, la vita del nobile signore si svolge in apparente tranquillità: egli possiede dei feudi di cui si occupa poco, ha rapporti sporadici con i suoi collaboratori ed ha un’amante affezionata e bellissima, la giovane Luna, una popolana che lo ama ardentemente. Colpisce nella lettura del volume, l’uso del linguaggio. L’autore si esprime infatti attraverso l’uso di dieci lingue, dialetti e varianti: l’italiano classico, quello standard, l’italiano popolare variamente intrecciato con il siciliano ed il napoletano, il latino, lo spagnolo, il palermitano, il siciliano degli Iblei, quello di Castellammare del Golfo, il dialetto cosiddetto "lombardo" di Aidone in provincia di Enna. Nando Romano, 61 anni, è infatti un famoso dialettologo, ha collaborato per vari anni al lavoro del Consiglio Nazionale delle Ricerche ed alla Discoteca di Stato. Docente di lettere, ha poi diretto vari licei in Toscana, in Sicilia e nella Daunia. A Foggia ha frequentato negli anni Sessanta l’Istituto Magistrale, e prima di andare in Argentina è stato preside titolare del Liceo Pedagogico che da ragazzo aveva degnamente frequentato.
Fonte: aise

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